io e mia cugina ci siamo messe in fila verso le sei e mezza. i cancelli aprivano alle otto e mezza. fiumi di gente con gli occhi lucidi su michigan avenue. lo speaker ripeteva ininterrottamente le istruzioni sui controlli di sicurezza. forse poteva anche aspettare due minuti tra un annuncio e l’altro, considerando che quando sei in coda insieme a altre 250'000 persone ti sposti di un metro ogni quaranta minuti. abbiamo dovuto passare due perquisizioni e un metal detector. nel frattempo arrivavano i primi risultati. ovviamente appena qualcuno nella ressa riceveva un risultato via sms si metteva a sbraitare causando un minuto e mezzo di urla e delirio generale. non che nessuno capisse davvero cos’era successo. tutti urlavano, urlavi anche tu. una bizzarra variante del passaparola, tra migliaia di persone in coda. e in fibrillazione. al termine della urla con un po’ di culo sentivi anche che stato avevamo appena vinto. io in tutto ciò dovevo fare un collegamento telefonico con rete uno. con le linee intasate già non era facile, in più mi chiamavano sempre nei momenti meno opportuni. la prima volta durante una perquisizione. il poliziotto mi ha guardata come fossi un detonatore. la seconda invece dopo che, una volta entrata nel parco, avevo già fatto mezzora abbondante di fila per comprare una obama-maglietta e finalmente era il mio turno. ho dovuto far passare davanti tipo dieci persone.
nella folla immensa c’è addirittura gente che si ritrova, che ha fatto insieme il volontariato. ci posizioniamo anche noi, grossomodo a metà del parco. ci aspettava ancora qualche ora di attesa. io ovviamente avevo davanti a me una squadra di basket e non vedevo niente. ci spostiamo, strisciando tra la gente. l’atmosfera non era tesa, era di festa. tutti parlavano di una notte lunga, di previsioni in bilico, di testa a testa all’ultimo voto. ma non è stato così. la vittoria dell’ohio, della pennsylvania. già nelle prime ore stava andando meglio di quanto credessimo. la florida, poi, è stata un’emozione. quella stessa florida del 2004 e del 2000. era fatta. è inimmaginabile quello che è stato il conto alla rovescia alla chiusura delle urne negli stati più ad ovest. un caleidoscopio infinito di volti, anziani giovani e bambini di ogni razza ed estrazione sociale. …tre, due, uno. e compare sull’unico megaschermo l’annuncio della cnn. “obama elected”. boato generale. una svolta. gente che s’abbraccia senza conoscersi, piange, lancia i bambini per aria. epico.
e mentre sul megaschermo dal raduno repubblicano parlava mc cain (che tra l’altro poteva anche darci un taglio, non la finiva più) la gente ascoltava in rispettoso silenzio. a parte qualche battuta e qualche risata ogni volta che mc cain, rivolgendosi ai suoi, la definiva come una serata triste. dopo una buona mezzora è arrivato l’atteso annuncio “ladies and gentlemen…please welcome…”. ma era solo un prete. ha detto una preghiera. inquietante stare in mezzo a un quarto di milione di persone che dicono “amen”. altri dieci minuti di musica country e finalmente di nuovo l’annuncio “laaaadies and gentlemen”. ma era solo jesse jackson. parole commosse, e che muovono, le sue. ma la sensazione è quella da gruppo spalla. bravo, bravo, ma ora levati dalle palle e dai inizio alla festa. altri dieci minuti di musica amena. il terzo era quello vero. “laaaadies and gentlemen, please wecome, the new first family of the united states of america.”
escono obama con moglie e figlie, e biden con la moglie. gli applausi e le grida si placano, e inizia il discorso che tutti abbiamo sentito. stupendo. ma breve e conciso. è un uomo di fatti, più che di parole.
Nessun commento:
Posta un commento