GOOD MORNING CHICAGO!
il viaggio è andato straordinariamente bene. a parte la sveglia alle quattro e mezza e il non aver dormito per 24 ore di fila, certo. tante storie per la cazzo di valigia ma poi tutto bene, a parigi l'attesa è passata in fretta guardando la buffa gente che mi si addormentava intorno e qualche episodio di stupidissime serie televisive. che adoro. il volo con air france è stato magnifico, non ho mai volato così bene. così bene che il mio piano di dormire è andato in fumo. cioé, mi metti davanti un piccolo schermo personale in cui non solo posso decidere tra 12 film che partono a ripetizione ogni mezzora, e puntate di friends e dei simpson, ma pure giocare a scacchi, all'impiccato e al mio adorato SHANGAI? sì, quel gioco per cui avrò speso almeno 50 franchi alla macchinetta dell'oops per fare il record. mi hanno pure riempita di cibo, gnam gnam. non ho chiuso occhio, e non ho nemmeno aperto il computer. c'è stato un unico problema. l'uomo più grasso del mondo seduto proprio davanti a me. avete presente quelli odiosi che appena salgono davanti a te vogliono tirare indietro il sedile? ecco. l'ha fatto anche lui. ma senza schiacciare il bottone. per cui tra un delizioso spuntino e l'altro avevo sempre qualcosa in bocca. le mie ginocchia.
l'emozione di scendere da quell'aereo non si può tradurre in due parole strette. soprattutto quando per una bizzarra coincidenza del destino, durante l'atterraggio stai guardando le immagini della videocamera montata sul carrello, e sulla radio dell'aereo parte a tutto volume la colonna sonora di indiana jones. piiippi-rippiiiii pi-ppiriiiii!
geniale.
arrivare non è stato arrivare, è stato tornare a casa. ne ho già parlato nel post di ieri sera. ma voglio ripetermi. è tutto così familiare, per come sono cresciuta. è tutto come l'aspetti. altissimo, immenso, favoloso. non favoloso di per sé, ma proprio perché riempie perfettamente gli spazi e forme di quel nostro immaginario yankee che ci si è creato in testa. e ti fa sentire a casa. e questo anche a prescindere dal fatto che se mangio pizza e cocacola a colazione e non so resistere ad una qualsiasi offerta 2x1, nemmeno se vendono spazzolini da denti per castori, forse un po' americana lo sono anche io, come mio padre.
all'aeroporto ho trovato il cugino di mio padre, e dopo qualche autobus e qualche treno siamo arrivati. abitano in un grattacielo superlussuoso in PIENO centro, che per una botta di culo dà direttamente su grant park, dove ci sarà un milione di persone martedì sera per aspettare i risultati e...obama. la vista dalla stanzetta dove abbiamo montato un letto gonfiabile a due piazze (sì, siamo in america) lascia senza fiato. grattacieli illuminati, che lo grattano veramente. ho dormito come un sasso per 10 ore e stamattina ero tutta pimpante, già pronta ad uscire quando mi avvertono che c'è l'ora legale e che quindi erano ancora le 8 e mezza. una vera rottura di palle! dopo un po' di cazzeggio io e la cuginastra ci siam fatte un panino e ci siamo avviate verso il quartier generale di obama.
la gente ci crede. sorride. non finisce mai di ringraziare. c'è un'atmosfera fantastica, gente che normalmente non si saluterebbe si ritrova seduta allo stesso tavolo, stipati in tre con un telefono a testa e una lista di persona da chiamare, e una ridicola traccia di cosa diavolo dire. e si ritrova d'improvviso a chiaccherare, a condividere la forza di un sogno che obama è stato capace di regalare agli americani e che comunque vada ha avuto il grande merito di fargli alzare i loro grassi culi dai divani per portarli in gran massa, si prevede, alle urne. staremo a vedere.
ho fatto 61 telefonate in Indiana, ma hanno risposto solo in 14. ero terrorizzata perché il mio inglese non è esattamente da madrelingua, ma più o meno me la son cavata. un paio erano entusiasti, scodinzolavano, un paio avevano già votato, altri invece ti sfanculano male. uno sosteneva che fosse illegale che lo chiamassi da un altro stato. cosa gli rispondi a uno così? che dipende se quello stato viene prima o dopo del tuo in ordine alfabetico? illinois viene prima di indiana. pensavo di segnarmi il numero così lo posso chiamare per il resto della mia vita dall'italia. una volta al mese. solo per farlo uscire di testa.
ho chiaccherato con un po' di gente. una era molto invidiosa del cappellino di obama che mia cugina mi ha portato dalla convention dei democratici di quest'estate, e quando ha saputo cosa ci faccio qui ha voluto stringermi la mano. un'altra a momenti si metteva a piangere e sosteneva che dovrei assolutamente andare in televisione. le ho risposto che non ho portato un vestito adatto. ;-)
vi ho già tediato sin troppo, risentiamoci domani.
prima cosa: recuperare i biglietti per la notte di martedì a grant park. sarà un macello!
vostra inviata nelle immense sale con solo tavoli, telefoni, volontari e simpatia,
elly