UNA SETTIMANA CON OBAMA|la vostra inviata al quartier generale di Obama negli ultimi gg di campagna

"io ho avuto una grande fortuna nella vita, ho sempre sentito quando la storia mi passava dinanzi. istinto. (...) ho capito che qui cambiava la storia, e io non potevo che farne il testimone. stavo per ritornare nell'himalaja, avevo già fatto le valigie. ma mi pareva ingiusto, mi pareva di abdicare al senso di tutta la mia vita, che è stato quello di farmi coinvolgere nelle grandi storie. e allora mi sono rimesso in viaggio."
      -T. Terzani-

Me ne stavo abbioccata sul divano col mac che mi bruciava di nuovo le ginocchia, quando queste sacrosante parole mi sono tornate alla mente e, ahimé, mi hanno condotta a questa piccola follia. 

Credo ci siano momenti di una tale portata storica che uno non può starseli a guardare in televisione. E allora ho messo da parte ogni altra cosa, lo studio, gli impegni, la pigrizia, la paura di volare e ho prenotato il mio biglietto per Chicago.
Perché comunque vada, cambierà il futuro di tutti noi. E quindi come cittadina del mondo, prima che americana, quell'atmosfera voglio respirarla a piena polmoni. Quella notte voglio viverla con questi occhi e sulla mia pelle.

Ho una cugina, là, che lavora alla campagna elettorale. Mi ospiterà per una settimana, dal 1 al 7 di novembre. Nei primi giorni le darò una mano al quartier generale di Obama, poi mi vivo la notte dei risultati, resto ancora un paio di giorni e torno a casa.

Di questa piccola avventura voglio lasciare una traccia qui. Per me, per gli amici che mi seguono da casa e per chi come me è curioso di sapere che aria tira, là, dove si gioca sul serio questa partita. Che per come girano le cose, purtroppo, ha come posta il destino di mezza umanità. Tenete i crocini, va.

vostra inviata nel delirio,
elly

sabato 29 novembre 2008

I DETTAGLI CHE HO PERSO PER STRADA - parte due

le mie foto di chicago qui:
e qui:

Miei adorati, scusate il ritmo. Sono messa proprio male con lo studio. Così mi imparo a far la figa e andare a far volontariato per Obama! Tié!

Nel frattempo sabato scorso ho rilasciato un'intervista a rete 3 (radio svizzera, ma c'è anche in streaming) sull'esperienza di quei giorni. Sarà trasmessa il 19 gennaio tra le 17:00 e le 18:00 credo. È andata benissimo. Mi sono impappinata come un'imbecille solo una volta in 35 minuti. E non l'ho detto a nessuno, ma è perché mi scappava un ruttino e non riuscivo a smettere di pensarci. ;-)

LA CONVIVENZA CON I CUGINASTRI

I miei cugini sono cugini di mio padre, in realtà.  Sono due insegnanti in pensione, e lei ora lavora da qualche anno per il partito democratico. Ha fondato una sezione del partito nella campagna vicino Chicago e ora lavora per una congresswoman del partito democratico che è stata riconfermata il 4 novembre con una bella vittoria. Vivono da poco in un appartamento nel pieno, e quando dico pieno intendo PIENO, centro di Chicago. Al quarantaseiesimo piano di un grattacielo superlussuoso con piscina e jacuzzi con vista sulla skyline della città. Ma che pensi che vado a Chicago e mi porto il costume?! Ovviamente no. Mi ci sarei pociata dentro come un biscotto felice nel cappuccino. I miei cugini sono simpaticissimi. Ma vegetariani. Io ho vissuto tre anni con una vegetariana, niente in contrario. Ma qui, signori, stiamo parlando di vegetariani americani. Il che implica che hanno il frigo pieno di orrido affettato inscatolato a base di soia, finto, ma non provate a chiamarlo finto davanti a loro perché si offendono a morte! Sciagura a voi! Dopo giorni di titubazioni ho risolto con un compromesso. Ho cominciato a chiamarla carne „alternativa“. Insomma, orrido affettato incolore che dovrebbe sembrare mortadella. E la cosa più inquietante è che SA DAVVERO di mortadella. No, non voglio sapere come. Però dopo che l’hai mangiata rutti fuoco per due giorni. Alle tre del mattino davanti alla tele non l’avevo ancora digerita. L’avevo mangiata a pranzo.

Una sera ho cucinato io. Per gentilezza, e per sopravvivenza. E poi, l’odore di cipolla sulle dita mi tiene compagnia. La pasta era integrale, ovviamente. Come i pancake che facevamo la mattina. Pancake. Integrali. È un ossimoro! Per fortuna lo sciroppo d’acero era vero. Altrimenti lo buttavo dal 46esimo piano.

Mia cugina è una donna fantastica, estermamente vitale ed interessante. Mio cugino è una persona colta ed adorabile. Ha solo un difetto. Che rompe il cazzo ai camerieri. Una sera abbiamo cenato al ristorante dell’Hilton all’aeroporto con sua figlia, e ha avuto come l’impressione che sotto le belle foglione d’insalata verde ci fossero foglie più secche, vecchie e tristi e scolorite. Allora quando è arrivato il cameriere gli ha fatto una piazzata. Ehi, io sono cresciuta con una madre che ogni volta attacca brighe con gli impiegati postali! C’ho il trauma! Volevo morire. Ha fatto chiamare il suo superiore e mentre loro non mi guardavano io gli facevo dei gran sorrisi e ammiccavo, facevo il gesto del dito sulla guancia per manifestargli che la mia scarsa zuppetta di zucca invece era DI-VI-NA. Lui non sembrava colpito dalle loro lamentele. Forse in America funziona così. In Italia, credo io, nei posti più eleganti ti sputerebbero nel piatto di nascosto, ma in quelli comuni il proprietario ti prenderebbe e ti butterebbe fuori a calci. „Ah sì, non è di suo gradimento?! Vediamo se questo le piace!!“ SDENG. Non è che credo e basta, mi è proprio successo, una volta, al festival di Venezia. Ma questa è un’altra storia... A parte la teoria del complotto dell’insalata, insomma, mio cugino è totalmente sano di mente e davvero in gamba.

Ah, cos’era ogni sera addormentarsi coi fratelli grattacieli che ti stringono in un abbraccio, (cemento caldo, vetrate affetuose) rannicchiata nel piccolo studio, sul mio enorme letto-gonfiabile-a-due-piazze-perché-se-non-gossiamo-in-america-non-ci-piace. Una sera -quella in cui mi sono addormentata davanti ad Oprah e mi si è scaricata la batteria della mia macchina fotografica, ricordate?- mi ero dimenticata di gonfiare il lettone. Mi son risvegliata sul divano che era davvero troppo tardi per azionare la dannata pompetta automatica e il tremendo frastuono connesso. Allora l’ho gonfiato timidamente solo a metà. Bella idea di merda. Il giorno dopo, il giorno delle elezioni, mi aspettavano sette ore in piedi e io avevo le vertebre che sembravano più una griglia per sudoku.

vostra inviata tra le foglie di insalata, elly

Presto un nuovo post, "L'AMERICA SULLE STRADE DI CHICAGO".

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