I miei cugini sono cugini di mio padre, in realtà. Sono due insegnanti in pensione, e lei ora lavora da qualche anno per il partito democratico. Ha fondato una sezione del partito nella campagna vicino Chicago e ora lavora per una congresswoman del partito democratico che è stata riconfermata il 4 novembre con una bella vittoria. Vivono da poco in un appartamento nel pieno, e quando dico pieno intendo PIENO, centro di Chicago. Al quarantaseiesimo piano di un grattacielo superlussuoso con piscina e jacuzzi con vista sulla skyline della città. Ma che pensi che vado a Chicago e mi porto il costume?! Ovviamente no. Mi ci sarei pociata dentro come un biscotto felice nel cappuccino. I miei cugini sono simpaticissimi. Ma vegetariani. Io ho vissuto tre anni con una vegetariana, niente in contrario. Ma qui, signori, stiamo parlando di vegetariani americani. Il che implica che hanno il frigo pieno di orrido affettato inscatolato a base di soia, finto, ma non provate a chiamarlo finto davanti a loro perché si offendono a morte! Sciagura a voi! Dopo giorni di titubazioni ho risolto con un compromesso. Ho cominciato a chiamarla carne „alternativa“. Insomma, orrido affettato incolore che dovrebbe sembrare mortadella. E la cosa più inquietante è che SA DAVVERO di mortadella. No, non voglio sapere come. Però dopo che l’hai mangiata rutti fuoco per due giorni. Alle tre del mattino davanti alla tele non l’avevo ancora digerita. L’avevo mangiata a pranzo.
Una sera ho cucinato io. Per gentilezza, e per sopravvivenza. E poi, l’odore di cipolla sulle dita mi tiene compagnia. La pasta era integrale, ovviamente. Come i pancake che facevamo la mattina. Pancake. Integrali. È un ossimoro! Per fortuna lo sciroppo d’acero era vero. Altrimenti lo buttavo dal 46esimo piano.
Mia cugina è una donna fantastica, estermamente vitale ed interessante. Mio cugino è una persona colta ed adorabile. Ha solo un difetto. Che rompe il cazzo ai camerieri. Una sera abbiamo cenato al ristorante dell’Hilton all’aeroporto con sua figlia, e ha avuto come l’impressione che sotto le belle foglione d’insalata verde ci fossero foglie più secche, vecchie e tristi e scolorite. Allora quando è arrivato il cameriere gli ha fatto una piazzata. Ehi, io sono cresciuta con una madre che ogni volta attacca brighe con gli impiegati postali! C’ho il trauma! Volevo morire. Ha fatto chiamare il suo superiore e mentre loro non mi guardavano io gli facevo dei gran sorrisi e ammiccavo, facevo il gesto del dito sulla guancia per manifestargli che la mia scarsa zuppetta di zucca invece era DI-VI-NA. Lui non sembrava colpito dalle loro lamentele. Forse in America funziona così. In Italia, credo io, nei posti più eleganti ti sputerebbero nel piatto di nascosto, ma in quelli comuni il proprietario ti prenderebbe e ti butterebbe fuori a calci. „Ah sì, non è di suo gradimento?! Vediamo se questo le piace!!“ SDENG. Non è che credo e basta, mi è proprio successo, una volta, al festival di Venezia. Ma questa è un’altra storia... A parte la teoria del complotto dell’insalata, insomma, mio cugino è totalmente sano di mente e davvero in gamba.
Ah, cos’era ogni sera addormentarsi coi fratelli grattacieli che ti stringono in un abbraccio, (cemento caldo, vetrate affetuose) rannicchiata nel piccolo studio, sul mio enorme letto-gonfiabile-a-due-piazze-perché-se-non-gossiamo-in-america-non-ci-piace. Una sera -quella in cui mi sono addormentata davanti ad Oprah e mi si è scaricata la batteria della mia macchina fotografica, ricordate?- mi ero dimenticata di gonfiare il lettone. Mi son risvegliata sul divano che era davvero troppo tardi per azionare la dannata pompetta automatica e il tremendo frastuono connesso. Allora l’ho gonfiato timidamente solo a metà. Bella idea di merda. Il giorno dopo, il giorno delle elezioni, mi aspettavano sette ore in piedi e io avevo le vertebre che sembravano più una griglia per sudoku.
vostra inviata tra le foglie di insalata, elly
Presto un nuovo post, "L'AMERICA SULLE STRADE DI CHICAGO".
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